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“I MIEI TRENTA GIORNI SENZA I SOCIAL”: PRESENTATO ALL’I.T.E.S. “FRACCACRETA” DI SAN SEVERO IL LIBRO “LIBERAMENTE VERONICA”

di Alessandro M. Basso (Addetto-Stampa dell’I.T.E.S. “A. Fraccacreta”)

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Cultura non è soltanto educazione intellettuale ma soprattutto educazione delle emozioni e, quindi, dei comportamenti”(U. Galimberti).

E proprio di comportamenti, derivanti dall’abuso delle tecnologie moderne, si è ampiamente parlato in occasione dell’incontro con Fernando Muraca, autore del libro “Liberamente Veronica- i miei trenta giorni senza social”, tenutosi lo scorso venerdi 17 novembre (2023) presso la Biblioteca dell’I.T.E.S. “A. Fraccacreta” di San Severo.

All’evento, organizzato dalla prof.ssa Emilia Falcone con l’ausilio dei proff.ri Teresa Salvato e Luigi Amoroso, hanno partecipato, alla presenza altresì della sig.ra Lidia Corticelli, le classi 2A, 2C, 2D e 2E AFM dell’Istituto presieduto dalla Dirigente prof.ssa Maria Soccorsa Colangelo, riscontrando un significativo coinvolgimento attivo degli studenti.

L’iniziativa, rientrante nel solco degli obiettivi tipici del biennio e, cioè, il potenziamento della lettura e della riflessione e finalizzata a sviluppare un pensiero critico e maggiore consapevolezza sull’uso dei social media, è stata ideata con l’ulteriore obiettivo di prevenire o colmare difficoltà espressive e la scarsità di livello delle capacità critiche.

Bisogna scoprire le proprie vocazioni– ha dichiarato l’autore Muraca- perché rappresentano il proprio talento: utilizzare giornalmente, in modo inappropriato, i social media significa perdere tale possibilità. E’ stato stimato, infatti, che ciascuna persona trascorre, mediamente, nove anni della propria vita sui social mentre tale tempo ha un valore in termini di vita: tali anni, dunque così sprecati, potrebbero essere, invece, utilizzati, ad esempio, conseguendo una Laurea, realizzando una famiglia anche fino a tre figli od, ipotizzando un’ordinaria occupazione lavorativa, comprando una casa. Vivere è, infatti, nel reale: di due ore di chats nulla si può ricordare perché, non essendovi vera esperienza ma soltanto fittizia, non si sono prodotte emozioni, a differenza di ciò che si prova invece mediante una passeggiata lungo il mare od osservando la natura. Le esperienze nel virtuale, cioè, non sviluppano capacità se ciò non è contemperato dal vivere nel reale. Da un lato, quindi, sembra che i social facilitino la comunicazione ed i contatti ma, in realtà, essi, se eccessivamente utilizzati, sono un ostacolo a passare al mondo reale ed all’acquisire competenze della vita quotidiana: ciò finisce col generare frustrazione ed incapacità di sopportarla e gestirla. Insomma, un castello di carta, stile panem et circenses”.

Come facilmente si può notare in qualsiasi ambito sociale, l’uso dei social è, dunque, divenuto invasivo e trasversale, con comportamenti sistematici, persino automatici ed ormai consolidati nel vivere quotidiano al punto che, paradossalmente, la tanto declamata autonomia personale si è tramutata, in realtà, in dipendenza dai social media e, dunque, separazione dall’altro, spesso alienazione da se stessi e, quindi, non più autonomia.

Nella società moderna– ha evidenziato l’alunna Syria Russo (classe 3A AFM)- ci sono ragazzi che, pur di ricevere numerosi likes e followers, fanno le peggiori pazzie, arrivando a rischiare persino la loro vita oppure mostrandosi troppo. In realtà, non è importante quante amicizie e followers abbiamo su Facebook, instagram e su altri social, perché quelle amicizie sono solo conoscenze mentre le amicizie vere e proprie sono costituite da quei rapporti con persone che ti cercano anche senza usare i social”.

Tali comportamenti– ha continuato l’alunna Isabella Mucedola (classe 3B SIA)- che noi ragazzi riteniamo normali sono, in realtà, molto tossici: è davvero devastante la presa di coscienza su come noi adolescenti sprechiamo troppo tempo a pensare al come piacere, tramite i social, agli altri senza mai esprimere davvero se stessi”.

Ciò– ha aggiunto l’alunna Rosa Tandoi (classe 2A AFM)- perché il cellulare è diventato parte integrante della nostra vita ed è lo strumento principale che portiamo sempre con noi, grazie alle molteplici funzioni e comodità che ci offre: tuttavia, un uso eccessivo del cellulare crea dipendenza e tale fenomeno è, indubbiamente, tra le dipendenze più diffuse, eppure sottovalutate, del 21esimo secolo. La quantità infinita di contenuti forniti dal cellulare e dai social ci regala un appagamento soltanto istantaneo che, però, ci fa smarrire la percezione del tempo e ci fa credere di comunicare con il mondo esterno mentre, in realtà, creano, a svantaggio dell’utente, un netto distacco dalla vita reale.”

L’avvento della messaggistica whatsapp, peraltro, ha, oggettivamente, acuito l’uso abnorme del cellulare, trasformando il telefono da strumento per accorciare le distanze a mezzo di attaccamento quasi patologico e, persino, di soccombenza.

L’incontro– ha sottolineato la prof.ssa Falcone- è servito, quindi, per affrontare con i ragazzi quello che Muraca ritiene non un tema qualsiasi ma il tema dell’età adolescenziale, considerato il tempo che gli stessi trascorrono sui social: sempre più evidente è, infatti, la loro dipendenza dai social così come la loro difficoltà a vivere la vita reale e la propensione a rifugiarsi in questa bolla”.  

Ed è davvero una svolta epocale perché non si registrano precedenti in materia: si può parlare, così, di un vero e proprio “fenomeno di distrazione di massa”, dai risvolti imprevedibili e dai rischi incalcolabili.

La lettura del romanzo di Fernando Muraca– ha aggiunto la prof.ssa Teresa Salvato- ha rappresentato, per gli alunni, un momento di riflessione sul significato dei social e della comunicazione autentica e consapevole, quella cioè che ti fa scoprire che fuori c’è un mondo fatto di cose reali e di persone con cui condividere sentimenti ed emozioni. Durante l’incontro con l’autore, molti studenti hanno superato la propria insicurezza e hanno manifestato il desiderio di scoprire, come Veronica, chi sono veramente e di vincere la noia del tempo che non passa mai”.

Riprendere a vivere il reale, quindi, è, indubbiamente, la strada per liberarsi da false necessità e da bisogni indotti: la cultura non è necessariamente social e, peraltro, i social, per quel che si può notare diffusamente, tendono, persino, a sostituirsi ai tradizionali strumenti vettori di cultura. Dinanzi a tale situazione, la Scuola può e deve fare molto di più in quanto sussistono tutti i presupposti, negativi, per il rischio di un incremento del ritardo del sano sviluppo delle giovani generazioni e della confusione delle vere priorità ed, altresì, che si cronicizzi l’idea che le relazioni siano equiparabili ad una sorta di auto-consumo.

L’uso delle tecnologie– ha concluso la Preside Colangelo, a margine dell’evento- è, da tempo, sempre più incalzante tra le giovani generazioni: se ciò è finalizzato ad una crescita sana della persona, nell’ambito di regole etiche e giuridiche, l’intera società potrà trarne beneficio in termini di progresso culturale generale. Il Fraccacreta appoggia, concettualmente e di fatto, tale approccio, ogni giorno, per contribuire alla costruzione di un futuro più digitale ma incentrato sulla persona, sostenibile, più sicuro e protetto”.